Dialogo aperto con Mao Valpiana sull'intervento militare in Libia
Pubblico qui un dialogo con Mao Valpiana in corso, aperto a chi vuole intervenire, sull'intervento militare in Libia. Si tratta di "botte e risposte" a caldo e a carattere privato, senza quindi la pretesa di essere risposte articolate e ufficiali (del Movimento Nonviolento o Azione Nonviolenta).
31 Marzo. 6° giorno del digiuno a staffetta contro la guerra e il nucleare. Mao invia questa nota di accompagnamento al file con gli aderenti al digiuno:
Sì è concluso il 5° giorno ed inizia il 6° del digiuno collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare".Si stanno moltiplicando le iniziative nonviolente e cresce il numero delle persone che aderiscono e partecipano con un giorno di digiuno. Ogni giorno che passa, anche ai più distratti o agli indifferenti appare sempre più evidente che la nuova guerra scatenata in Libia anzichè lenire le sofferenze dei deboli e delle vittime, le aggrava. Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore, lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma. La guerra, una volta di più, appare per quello che è: il più grande crimine contro l'umanità. Il digiuno nonviolento e collettivo prosegue fino al 2 aprile, giorno
della manifestazione nazionale e di tante manifestazioni locali che si terranno in tutta Italia contro la guerra e la sua preparazione. In allegato l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 20 del 31 marzo 2011.
Qui inizia la corrispondenza:
Caro Mao,
in pieno digiuno contro tutte le guerre (cioè per sradicarne le ragioni e costruirne alternative), non contro questa guerra, e contro il nucleare ti comunico il mio disagio.
Ancora una volta per non avere la forza e il coraggio di abbandonare "i nostri cari pregiudizi" o la nostra verità, ci si abbandona a tradire la verità.
Vorrei sapere in base a quale straccio di riscontro reale affermi che questa guerra: "Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma"
Mi era èra piaciuta l'idea del digiuno e della non adesione a nessun appello. Ma alla manifestazione di domani avete aderito?
Mi auguro di no.
Un abbraccio
Pietro
Caro Pietro,
capisco il tuo disagio, che è il nostro.
Abbiamo appena saputo che dal palco di domani a Roma verranno letti brani di autori vari contro la guerra. Scorrendo l'elenco non abbiamo trovato nessun nome riconducibile alla nonviolenza (non c'è Gandhi, non c'è Tolstoj, non c'è Capitini, non c'è Langer). Ciò dimostra l'arretratezza culturale con cui abbiamo a che fare. Tuttavia ritengo giusto interlocuire. Ti allego il documento del Movimento Nonviolento su questo.
Ti allego anche il volantino della manifestazione che facciamo domani a Verona.
Sul testo:
"Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma"
Anzichè fermare le stragi, le aumenta.
Ieri ci sono stati 40 morti civili a Tripoli per le bombe. Anche la Nato ha aperto un'inchiesta. Fonte: Rai News
Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza.
Le truppe di Gheddaffi si sono riorganizzate e stanno riconquistando le postazioni perse, i ribelli in fuga. Fonte: TG1 e tutti i tg europei.
Anzichè disarmare i combattenti, li riarma.
I combattenti rivoltosi libici sono stati armati dalla Francia. Fonte:
Internazionale. Anche Obama sta pensando di armare i ribelli. Fonte:
tutte le agenzie di stampa.
Buon digiuno e grazie delle tue stimolanti osservazioni.
mao
Caro Mao,
nel documento che avete inviato per l'adesione alla manifestazione scrivete: "pur in nome di una richiesta di intervento pervenuta dalle vittime di un dittatore". Non è qualcosa che si può mettere tra parentesi, che si può evitare. Si può rispondere all'appello o non rispondere. Rispondere con la guerra a ciò che chiedono le vittime è violenza. Non rispondere è viltà. Sai meglio di me cosa diceva Gandhi in proposito.
Sempre Gandhi ci ha insegnato che la nonviolenza è ricerca e le nostre affermazioni sono naturalmente soggette a cadere in contraddizione ed essere superate, infatti diceva che, se risultava una contraddizione tra ciò che aveva detto in due momenti diversi della sua vita, di prendere per buona l'ultima, in quanto maturata in virtù di maggiore esperienza.
Lo stesso si può dire per la citazione che fai di Alex, credo che dopo Sarajevo non avrebbe più detto in modo categorico che è meglio un anno di trattative che un giorno di guerra. Se il tempo delle trattative serve ad una parte a fare carneficine, purtroppo è meglio (è meglio, non è bene) un giorno di guerra. Per Sarajevo bastò l'alzarsi in volo dei caccia, non fu necessaria nemmeno la guerra. Lo avessero fatto prima quante vittime avremo evitato? Ma io e te eravamo con coloro che manifestavano ad Aviano in nome dei nostri sacrosanti principi! Vogliamo ammetterlo una buona volta? E perché voler ripetere errori all'infinito?
Perdona se mi tocca contestare le tue risposte alle mie domande con argomenti da guerrafondaio, ma uccidere 40 persone in un bombardamento non lo puoi prendere come dato a se stante. Nel novero del conteggio ci vanno messi i morti che ci sarebbero stati nel caso del mancato intervento. Allo stesso modo alle armi che vengono date agli insorti vanno sottratte quelle distrutte con i bombardamenti prima di scrivere "anziché disarmare i combattenti, li riarma".
Vivo a Poggibonsi che ha avuto abbondanti vittime sotto i bombardamenti americani. Non ce un poggibonsese che ce l'abbia con gli americani per questo crimine.
Non ho molto da aggiungere a ciò che ho scritto nella lettera a Barbara Grandi ai tempi della guerra in Kossovo (che dovresti avere, se vuoi te la invio di nuovo). I motivi della mia non adesione alla manifestazione di domani sono sempre quelli. Mi era piaciuta la tua bandiera bianca, ma a quanto pare ci avete ripensato. Ne prendo atto e apprezzo e condivido tutto ciò che il documento dice di propositivo (Facciamo in modo che questa ennesima guerra che non riusciamo ad impedire, ci dia almeno la forza per porre all'ordine del giorno della politica la costruzione delle sue alternative). Ci ritroveremo insieme lì, non domani.
Un forte abbraccio.
Pietro
Caro Pietro,
sul tema dei "liberatori" delle vittime dei dittatori (anche gli americani contro Hitler) ti consiglio la lettura del bel libro di Giuliano Pontara "L'antibarbarie" (Edizioni Gruppo Abele).
Pone quesiti decisivi sull'annosa questione "Violenza o viltà".
Prima o poi, in qualche modo bisognerà uscirne, altrimenti ci ritroveremo sempre a scegliere "violenza" per non essere accusati di "viltà", e la storia si ripeterà all'infinito senza mai aprire quel "varco" che vedeva Capitini: "La nonviolenza è il varco della storia".
Ciao,
mao
Mao, per favore, non mi fraintendere. Sai bene che non sono questi i miei metodi e non faccio degli americani degli eroi. Tanto meno i francesi oggi.
Il varco nella storia si costruisce in positivo, costruendo i corpi civili di pace, costruendo una solidarietà internazionale tra i cittadini dal basso. Non manifestando contro la guerra proprio nel determinato momento in cui è "il male minore".
Ciao
Pietro
Caro Pietro,
conosco bene i sentimenti che ti animano, e il disagio e la sofferenza che certe scelte provocano. Non ti fraintendo, e per questo discuto molto volentieri con te, perchè fa bene anche a me.
La guerra è "il male minore" o "il più grande crimine contro l'umanità"?
Questa è la domanda decisiva.
Esiste una "guerra giusta" o la guerra è sempre "da ripudiare"?
Fino a quando non ci sono i Corpi Civili o la Polizia Internazionale, come si prendono le difese dei deboli, degli inermi, delle vittime dei soprusi?
Sono domande dure, cui dobbiamo rispondere noi oggi, senza accontentarci di slogan.
E' quello che, anche con il digiuno, insieme stiamo cercando di capire.
ciao,
mao
A mio avviso, dopo tutto ciò che è successo in questi anni, penso che:
La guerra è il più grande crimine contro l'umanità (perché la si pensa, la si progetta, la si prepara, vi si investono risorse al fine di distruggere la vita in una dimensione abnorme) e, tuttavia, in certi frangenti, può essere il male minore.
La guerra è sempre da ripudiare nel senso che dobbiamo sempre lavorare per abolirla e costruire strumenti efficaci alternativi, non è mai giusta, ma come detto sopra, può in determinati frangenti, essere il male minore.
In attesa che esistano le alternative occorre lavorare per costruirle.
Intanto bisognerebbe ricostruire un minimo di solidarietà internazionale tra le popolazioni e forse il movimento per la pace potrebbe ricordarsi di scendere in piazza,ogni tanto, per gli iraniani, o i tibetani, o per i libici quando si ribellavano a Gheddafi invece che contro il loro interesse adesso. E costruire campagne di boicottaggio contro i regimi ecc. ecc. E diventare più europeisti e lottare per l'unità politica dell'Europa... Sai quante cose migliori ci sono da fare che manifestare contro la guerra quando questa è già esplosa e magari è davvero in quel frangente "il male minore".
Sì, è quello che col digiuno stiamo cercando di capire.
Tra poco sono passate 24 ore e lo interrompo.
A Venerdì prossimo.
Pietro
4 aprile
Caro Pietro,
la risposta alla tua tesi, che in certi casi la guerra è "il male minore", l'ha appena fornita il Ministro degli Esteri Frattini: "Bisogna aiutare le persone ad autodifendersi, e il rifornimento di armi è un'opzione che non può essere esclusa", quindi l'Italia fornirà armi ai ribelli, dopo averle fornite per anni a Gheddafi.
Proprio qui sta il punto, se si accetta la logica della guerra, la si deve accettare fino in fondo... è la stessa logica che ha portato alla prima guerra mondiale, alla seconda e alle bombe su Hiroshima e Nagasaki. Non si può fare la guerra a metà. E per fare la guerra, fino in fondo, ci vogliono le armi e chi le fabbrica, ci vogliono le basi, e chi le gestisce, ecc.
La teoria del "male minore" è quella che ha giustificato sempre tutte le
guerre: guerre di difesa, guerre giuste, guerre sante, guerre per la democrazia, guerre umanitarie, guerre chirurgiche, guerre per la pace...
Io penso che la guerra sia "il male assoluto", da cui l'umanità di deve liberare. Certo, convengo con te che quando la guerra è in corso non saranno certo le manifestazioni a fermarla, che chiedere il cessate il fuoco è come voler fermare una tempesta con un reticella per farfalle:
un'ipocrisia e una velleità.
Il nostro compito è quello di contrastare culturalmente ogni guerra, presente e passata, e lavorare per prevenire quelle del futuro.
ciao,
mao
31 Marzo. 6° giorno del digiuno a staffetta contro la guerra e il nucleare. Mao invia questa nota di accompagnamento al file con gli aderenti al digiuno:
Sì è concluso il 5° giorno ed inizia il 6° del digiuno collettivo a staffetta "per opporsi alla guerra e al nucleare".Si stanno moltiplicando le iniziative nonviolente e cresce il numero delle persone che aderiscono e partecipano con un giorno di digiuno. Ogni giorno che passa, anche ai più distratti o agli indifferenti appare sempre più evidente che la nuova guerra scatenata in Libia anzichè lenire le sofferenze dei deboli e delle vittime, le aggrava. Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore, lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma. La guerra, una volta di più, appare per quello che è: il più grande crimine contro l'umanità. Il digiuno nonviolento e collettivo prosegue fino al 2 aprile, giorno
della manifestazione nazionale e di tante manifestazioni locali che si terranno in tutta Italia contro la guerra e la sua preparazione. In allegato l'elenco dei digiunanti aggiornato alle ore 20 del 31 marzo 2011.
Qui inizia la corrispondenza:
Caro Mao,
in pieno digiuno contro tutte le guerre (cioè per sradicarne le ragioni e costruirne alternative), non contro questa guerra, e contro il nucleare ti comunico il mio disagio.
Ancora una volta per non avere la forza e il coraggio di abbandonare "i nostri cari pregiudizi" o la nostra verità, ci si abbandona a tradire la verità.
Vorrei sapere in base a quale straccio di riscontro reale affermi che questa guerra: "Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma"
Mi era èra piaciuta l'idea del digiuno e della non adesione a nessun appello. Ma alla manifestazione di domani avete aderito?
Mi auguro di no.
Un abbraccio
Pietro
Caro Pietro,
capisco il tuo disagio, che è il nostro.
Abbiamo appena saputo che dal palco di domani a Roma verranno letti brani di autori vari contro la guerra. Scorrendo l'elenco non abbiamo trovato nessun nome riconducibile alla nonviolenza (non c'è Gandhi, non c'è Tolstoj, non c'è Capitini, non c'è Langer). Ciò dimostra l'arretratezza culturale con cui abbiamo a che fare. Tuttavia ritengo giusto interlocuire. Ti allego il documento del Movimento Nonviolento su questo.
Ti allego anche il volantino della manifestazione che facciamo domani a Verona.
Sul testo:
"Anzichè fermare le stragi, le aumenta. Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza. Anzichè disarmare i combattenti, li riarma"
Anzichè fermare le stragi, le aumenta.
Ieri ci sono stati 40 morti civili a Tripoli per le bombe. Anche la Nato ha aperto un'inchiesta. Fonte: Rai News
Anzichè indebolire il dittatore,lo rafforza.
Le truppe di Gheddaffi si sono riorganizzate e stanno riconquistando le postazioni perse, i ribelli in fuga. Fonte: TG1 e tutti i tg europei.
Anzichè disarmare i combattenti, li riarma.
I combattenti rivoltosi libici sono stati armati dalla Francia. Fonte:
Internazionale. Anche Obama sta pensando di armare i ribelli. Fonte:
tutte le agenzie di stampa.
Buon digiuno e grazie delle tue stimolanti osservazioni.
mao
Caro Mao,
nel documento che avete inviato per l'adesione alla manifestazione scrivete: "pur in nome di una richiesta di intervento pervenuta dalle vittime di un dittatore". Non è qualcosa che si può mettere tra parentesi, che si può evitare. Si può rispondere all'appello o non rispondere. Rispondere con la guerra a ciò che chiedono le vittime è violenza. Non rispondere è viltà. Sai meglio di me cosa diceva Gandhi in proposito.
Sempre Gandhi ci ha insegnato che la nonviolenza è ricerca e le nostre affermazioni sono naturalmente soggette a cadere in contraddizione ed essere superate, infatti diceva che, se risultava una contraddizione tra ciò che aveva detto in due momenti diversi della sua vita, di prendere per buona l'ultima, in quanto maturata in virtù di maggiore esperienza.
Lo stesso si può dire per la citazione che fai di Alex, credo che dopo Sarajevo non avrebbe più detto in modo categorico che è meglio un anno di trattative che un giorno di guerra. Se il tempo delle trattative serve ad una parte a fare carneficine, purtroppo è meglio (è meglio, non è bene) un giorno di guerra. Per Sarajevo bastò l'alzarsi in volo dei caccia, non fu necessaria nemmeno la guerra. Lo avessero fatto prima quante vittime avremo evitato? Ma io e te eravamo con coloro che manifestavano ad Aviano in nome dei nostri sacrosanti principi! Vogliamo ammetterlo una buona volta? E perché voler ripetere errori all'infinito?
Perdona se mi tocca contestare le tue risposte alle mie domande con argomenti da guerrafondaio, ma uccidere 40 persone in un bombardamento non lo puoi prendere come dato a se stante. Nel novero del conteggio ci vanno messi i morti che ci sarebbero stati nel caso del mancato intervento. Allo stesso modo alle armi che vengono date agli insorti vanno sottratte quelle distrutte con i bombardamenti prima di scrivere "anziché disarmare i combattenti, li riarma".
Vivo a Poggibonsi che ha avuto abbondanti vittime sotto i bombardamenti americani. Non ce un poggibonsese che ce l'abbia con gli americani per questo crimine.
Non ho molto da aggiungere a ciò che ho scritto nella lettera a Barbara Grandi ai tempi della guerra in Kossovo (che dovresti avere, se vuoi te la invio di nuovo). I motivi della mia non adesione alla manifestazione di domani sono sempre quelli. Mi era piaciuta la tua bandiera bianca, ma a quanto pare ci avete ripensato. Ne prendo atto e apprezzo e condivido tutto ciò che il documento dice di propositivo (Facciamo in modo che questa ennesima guerra che non riusciamo ad impedire, ci dia almeno la forza per porre all'ordine del giorno della politica la costruzione delle sue alternative). Ci ritroveremo insieme lì, non domani.
Un forte abbraccio.
Pietro
Caro Pietro,
sul tema dei "liberatori" delle vittime dei dittatori (anche gli americani contro Hitler) ti consiglio la lettura del bel libro di Giuliano Pontara "L'antibarbarie" (Edizioni Gruppo Abele).
Pone quesiti decisivi sull'annosa questione "Violenza o viltà".
Prima o poi, in qualche modo bisognerà uscirne, altrimenti ci ritroveremo sempre a scegliere "violenza" per non essere accusati di "viltà", e la storia si ripeterà all'infinito senza mai aprire quel "varco" che vedeva Capitini: "La nonviolenza è il varco della storia".
Ciao,
mao
Mao, per favore, non mi fraintendere. Sai bene che non sono questi i miei metodi e non faccio degli americani degli eroi. Tanto meno i francesi oggi.
Il varco nella storia si costruisce in positivo, costruendo i corpi civili di pace, costruendo una solidarietà internazionale tra i cittadini dal basso. Non manifestando contro la guerra proprio nel determinato momento in cui è "il male minore".
Ciao
Pietro
Caro Pietro,
conosco bene i sentimenti che ti animano, e il disagio e la sofferenza che certe scelte provocano. Non ti fraintendo, e per questo discuto molto volentieri con te, perchè fa bene anche a me.
La guerra è "il male minore" o "il più grande crimine contro l'umanità"?
Questa è la domanda decisiva.
Esiste una "guerra giusta" o la guerra è sempre "da ripudiare"?
Fino a quando non ci sono i Corpi Civili o la Polizia Internazionale, come si prendono le difese dei deboli, degli inermi, delle vittime dei soprusi?
Sono domande dure, cui dobbiamo rispondere noi oggi, senza accontentarci di slogan.
E' quello che, anche con il digiuno, insieme stiamo cercando di capire.
ciao,
mao
A mio avviso, dopo tutto ciò che è successo in questi anni, penso che:
La guerra è il più grande crimine contro l'umanità (perché la si pensa, la si progetta, la si prepara, vi si investono risorse al fine di distruggere la vita in una dimensione abnorme) e, tuttavia, in certi frangenti, può essere il male minore.
La guerra è sempre da ripudiare nel senso che dobbiamo sempre lavorare per abolirla e costruire strumenti efficaci alternativi, non è mai giusta, ma come detto sopra, può in determinati frangenti, essere il male minore.
In attesa che esistano le alternative occorre lavorare per costruirle.
Intanto bisognerebbe ricostruire un minimo di solidarietà internazionale tra le popolazioni e forse il movimento per la pace potrebbe ricordarsi di scendere in piazza,ogni tanto, per gli iraniani, o i tibetani, o per i libici quando si ribellavano a Gheddafi invece che contro il loro interesse adesso. E costruire campagne di boicottaggio contro i regimi ecc. ecc. E diventare più europeisti e lottare per l'unità politica dell'Europa... Sai quante cose migliori ci sono da fare che manifestare contro la guerra quando questa è già esplosa e magari è davvero in quel frangente "il male minore".
Sì, è quello che col digiuno stiamo cercando di capire.
Tra poco sono passate 24 ore e lo interrompo.
A Venerdì prossimo.
Pietro
4 aprile
Caro Pietro,
la risposta alla tua tesi, che in certi casi la guerra è "il male minore", l'ha appena fornita il Ministro degli Esteri Frattini: "Bisogna aiutare le persone ad autodifendersi, e il rifornimento di armi è un'opzione che non può essere esclusa", quindi l'Italia fornirà armi ai ribelli, dopo averle fornite per anni a Gheddafi.
Proprio qui sta il punto, se si accetta la logica della guerra, la si deve accettare fino in fondo... è la stessa logica che ha portato alla prima guerra mondiale, alla seconda e alle bombe su Hiroshima e Nagasaki. Non si può fare la guerra a metà. E per fare la guerra, fino in fondo, ci vogliono le armi e chi le fabbrica, ci vogliono le basi, e chi le gestisce, ecc.
La teoria del "male minore" è quella che ha giustificato sempre tutte le
guerre: guerre di difesa, guerre giuste, guerre sante, guerre per la democrazia, guerre umanitarie, guerre chirurgiche, guerre per la pace...
Io penso che la guerra sia "il male assoluto", da cui l'umanità di deve liberare. Certo, convengo con te che quando la guerra è in corso non saranno certo le manifestazioni a fermarla, che chiedere il cessate il fuoco è come voler fermare una tempesta con un reticella per farfalle:
un'ipocrisia e una velleità.
Il nostro compito è quello di contrastare culturalmente ogni guerra, presente e passata, e lavorare per prevenire quelle del futuro.
ciao,
mao
Sono fermamente contrario ad ogni guerra vista come strumento di sopraffazione dei popoli e troppo spesso finalizzata a garantirsi risorse e mercati. Sono favorevole alla autoderminazione dei popoli ed al loro insorgere contro ogni forma di dittatura che li opprime. Sono con chi, mettendo in gioco la vita, cerca la libertà da ogni forma di oppressione. Chiedo se sia giusto attendere impassibili, in nome della non violenza, che il dittatore di turno, soffochi nel sangue l'anelito di libertà del proprio popolo ,per perpetuare il suo potere. Realisticamente, chiedo se sia giusto aspettare che si siano perpetuati efferati crimini contro l'umanità per potere affermare che noi siamo contrari alla guerra. Io affermo di essere contrario alla guerra, ma la guerra non è soltanto il momento della battaglia cruenta, è invece il risultato finale di comportamenti e di "stili di vita" disuguali ed irrispettosi dei bisogni veri dell'umanità. Costruire la pace si ma con coerenza, e se necessario impedendo che gli interessi di pochi abbiano il sopravvento.
RispondiEliminaLa realtà di questi giorni ci dice che quando i giovani libici scesero in piazza per chiedere libertà e democrazia, Gheddafi ordinò di sparare sulla folla per fermare nel sangue quell'anelito di libertà che aveva avuto successo altrove e portato alla fuga prima il dittatore in Tnusia, poi l'altro in Egitto. Francia e Inghilterra, rifiutando la logica dei continui rinvii nelle decisioni da prendere, interevennero quando Gheddafi stava per entrare a Bengasi al grido di "farò una strage di tutti i ribelli". Poi arrivarono gli altri. La reazione dei Paesi liberi, vedi risoluzione ONU, oggi viene chiamata "guerra" forse più per suscitare la reazione emotiva della gente libera (ovviamente contaria a tutte le guerre, ci mancherebbe)che per "cercare una possibile soluzione diplomatica" alla crisi libica, in alternativa alle azioni belliche. Come se davvero ci fosse l'alternativa!
RispondiEliminaAltra cosa è chiedere la sospensione immediata, alle due parti in conflitto, di ogni azione militare e bellica: fermate le armi. Però da un lato, Gheddafi dice che resisterà sino alla morte (con i suoi legionari mercenari pagati con i soldi di tutto il popolo libico)e ci fà sapere anche che riuscirà a reprimere nel sangue la rivolta dei ribelli (cioè il popolo libico male armato e che va alla "guerra" in automobile - come vediamo in TV) e rimanere al potere. Oggi le ultime notizie riferiscono che Gheddafi starebbe bombardando le zone residenziali della città di Misurata, nel nord della Libia, compiendo vere e proprie azioni terreoristiche e si sa già che ci sono numerose vittime civili, in numero imprecisato.
Che fare? Dire solo NO alla guerra in Libia e sentirsi così l'anima in pace? Ritirare gli aerei del Comando NATO è la soluzione che riporterebbe la pace, sospenderebbe le uccisoni e libererebbe la Libia avviandola verso la giusta richiesta di libertà e democrazia? Basta, oggi, un NO ALLA GUERRA che non risolve il conflitto? Purtroppo, finchè Gheddafi resterà in Libia, non vedo soluzioni "pacifiche". Mi duole il cuore e non mi sento con la coscienza a posto ma è così!
io mi sono fatto sollecitare dagli argomenti se pur brevi di Riccardo Barenghi su La Stampa.
RispondiEliminaCredo che il movimento pacifista abbia fatto bene a non inserire Gandhi tra le letture perchè significava assumere la responsabilità di non-collaborare, non-mentire che insieme alla nonviolenza fanno i tre cardini del Satyagraha. Non mentire significava, tra l'altro non svicolaree fingere nulla di fronte ad una manifestazione mal riuscita perchè mal preparata. Soprattutto perchè i dubbi e le angosce attraversano nonviolenti e pacifisti. Le questioni che la storia pone di fronte a noi sono sempre le stesse, ma ci appaiono inedite perchè maturiamo e viviamo dentro la storia e allora preferisco farmi sollecitare da dubbi e domande poste in modo intelligente e sofferto per approfondire e migliorare le mie persuasioni.
Scriveva qualche giorno fa Barenghi: "Sostengono i pacifisti integrali che l’uso delle armi non è mai giustificabile. Secondo questa teoria un popolo oppresso che vuole liberarsi dall’oppressore non deve sparare e uccidere. E allora come mai, quando i ribelli libici hanno cominciato la loro rivoluzione, i nostri teorici della non violenza non sono scesi in piazza per dirgli di smetterla?" "Se fossi un vero pacifista scenderei in piazza contro la guerra, ma se fossi un pacifista vero scenderei in piazza anche contro Gheddafi, e se fossi un pacifista verissimo scenderei in piazza per difendere i ribelli, i quali però sparano e dunque dovrei - se fossi davvero un pacifista - scendere in piazza per convincerli a deporre le armi, ma se loro deponessero le armi Gheddafi li annienterebbe con le sue armi, a meno che prima non venisse annientato con le armi di chi gli sta facendo la guerra perché vuole difendere i ribelli che anch’io voglio difendere perché sono un pacifista... O almeno credevo di esserlo".