Decolonizzazione dell'immaginario
Serge Latouche sostiene che il primo passo da fare per una possibile inversione di rotta è decolonizzare il nostro immaginario.
Quanto siamo impregnati delle idee di sviluppo, crescita, progresso?
Il motore e il treno sono le immagini che hanno caratterizzato gli ultimi sessant'anni.
Per giustificare qualsiasi cosa non si trova meglio che dire: "E' un nuovo motore di sviluppo". Oggi c'è chi lo dice anche per le energie rinnovabili, non comprendendone invece il ruolo fondamentale per un atterraggio morbido e possibilmente non traumatico tra la fine di un'epoca e un'altra.
Proviamo ad iniziare l’opera di “decolonizzazione dell’immaginario” provando a costruire nuove immagini?
Immaginiamo la società dell’ultimo secolo e mezzo come un autobus di una gita.
Partiamo tutti quanti felici e contenti. Non avevamo mai preso un autobus. E’ bello percorrere in pochi minuti la strada che ieri percorrevamo in ore, vedere il paesaggio, gli alberi ingoiati all’indietro, la velocità…. Un’esperienza nuova ed inebriante. Così l’autista è incitato a premere sempre più il piede sull’acceleratore. Ad un certo punto pochi con la vista buona vedono in lontananza il profilo di un burrone e cominciano a dire che occorre rallentare. Macché, nessuno vuol sentirselo dire, ci stiamo divertendo troppo, cosa vogliono questi uccelli del malaugurio?
Oppure, seconda immagine, non siamo su un autobus, ma su una galea, una di quelle navi in voga fino al XVII secolo, i condannati ai remi, i privilegiati sul ponte e al timone. I galeotti combattono per liberarsi dalla loro condizione, sul ponte si incita più velocità e si tiene ferma la rotta. C’è una falla su un lato, qualcuno lo segnala. Com’è che tutto procede come prima? I galeotti dalla stiva a chiedere la legittima libertà, sul ponte il comandante a chiedere velocità?
Terza immagine: Ad un bambino portato dal pediatra perché un po’ sottopeso e che stenta a “tenere il passo” dei compagni di scuola viene prescritto un prodotto farmaceutico che favorisca lo sviluppo.
Cosa pensiamo di un medico che prescrive lo stesso prodotto ad un sessantenne sovrappeso?
Non credo occorra ancora portare dati che dimostrino che: 1) all’orizzonte, nemmeno lontano, c’è un burrone; 2) La nave ha una falla su un fianco; 3) La società occidentale è un sessantenne sovrappeso (malato di tumore?), con una società orientale lanciata sulla stessa scia.
Quanto siamo impregnati delle idee di sviluppo, crescita, progresso?
Il motore e il treno sono le immagini che hanno caratterizzato gli ultimi sessant'anni.
Per giustificare qualsiasi cosa non si trova meglio che dire: "E' un nuovo motore di sviluppo". Oggi c'è chi lo dice anche per le energie rinnovabili, non comprendendone invece il ruolo fondamentale per un atterraggio morbido e possibilmente non traumatico tra la fine di un'epoca e un'altra.
Proviamo ad iniziare l’opera di “decolonizzazione dell’immaginario” provando a costruire nuove immagini?
Immaginiamo la società dell’ultimo secolo e mezzo come un autobus di una gita.
Partiamo tutti quanti felici e contenti. Non avevamo mai preso un autobus. E’ bello percorrere in pochi minuti la strada che ieri percorrevamo in ore, vedere il paesaggio, gli alberi ingoiati all’indietro, la velocità…. Un’esperienza nuova ed inebriante. Così l’autista è incitato a premere sempre più il piede sull’acceleratore. Ad un certo punto pochi con la vista buona vedono in lontananza il profilo di un burrone e cominciano a dire che occorre rallentare. Macché, nessuno vuol sentirselo dire, ci stiamo divertendo troppo, cosa vogliono questi uccelli del malaugurio?
Oppure, seconda immagine, non siamo su un autobus, ma su una galea, una di quelle navi in voga fino al XVII secolo, i condannati ai remi, i privilegiati sul ponte e al timone. I galeotti combattono per liberarsi dalla loro condizione, sul ponte si incita più velocità e si tiene ferma la rotta. C’è una falla su un lato, qualcuno lo segnala. Com’è che tutto procede come prima? I galeotti dalla stiva a chiedere la legittima libertà, sul ponte il comandante a chiedere velocità?
Terza immagine: Ad un bambino portato dal pediatra perché un po’ sottopeso e che stenta a “tenere il passo” dei compagni di scuola viene prescritto un prodotto farmaceutico che favorisca lo sviluppo.
Cosa pensiamo di un medico che prescrive lo stesso prodotto ad un sessantenne sovrappeso?
Non credo occorra ancora portare dati che dimostrino che: 1) all’orizzonte, nemmeno lontano, c’è un burrone; 2) La nave ha una falla su un fianco; 3) La società occidentale è un sessantenne sovrappeso (malato di tumore?), con una società orientale lanciata sulla stessa scia.
frenata brusca e inversione a U. ma i tempi non saranno così immediati. credo che la cosa migliore siano le buone pratiche applicate dallla base, che diventano buoni esempi apprezzabili e contagiosi... alla fine i politici si accorgeranno che se vogliono conservare il loro posto in parlamento, li devono ascoltare, i loro elettori!!!
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